Premio Marzocco a Giuliano Montaldo

Giuliano Montaldo

è nato a Genova il 22 febbraio del 1930. L’incontro con il cinema avviene grazie a Carlo Lizzani, che lo sceglie come attore nel film Achtung! Banditi! (1951), e poi in Ai margini della metropoli (1952) con Giulietta Masina, e Cronache di poveri amanti (1954) con Marcello Mastroianni, che ritroverà anche ne Il momento più bello (1957) e L’assassino (1961) di Elio Petri (nel quale era anche aiuto regista). Nel 1955 viene diretto da Valerio Zurlini ne Le ragazze di San Frediano (1955). Aiuto regista per Lizzani in Esterina (1959), lo è anche per Gillo Pontecorvo ne La grande strada azzurra (1957), Kapò (1960) e La battaglia di Algeri (1966). Sposatosi con l’assistente regista Vera Pescarolo, che lo farà diventare padre – la figlia è l’apprezzata costumista Elisabetta Montaldo – scrive la sceneggiatura del peplum Orazi e Curiazi (1961) di Ferdinando Baldi e Terence Young. Firma la sua opera prima da regista nel 1962 con Tiro al piccione, dirigendo Sergio Fantoni, Gastone Moschin, Francisco Rabal ed Eleonora Rossi Drago; poi è ancora accanto a Petri (e Giulio Questi) con il documentario Nudi per vivere (1964), firmato collettivamente sotto lo pseudonimo di Elio Montesti. Dopo La moglie svedese, uno degli episodi del film Extraconiugale (1964) e Una bella grinta (1965), la Paramount lo mette sotto contratto per il giallo Ad ogni costo (1967) con Klaus Kinski, Edward G. Robinson e Janet Leigh, e Gli intoccabili (1969) con John Cassavetes. I suoi film raccontano cambiamenti e difficoltà di una società in continua evoluzione, incapace di accettarli: è da qui che nasce il successo di film come Gott mit uns (1969), Sacco e Vanzetti (1971), interpretato da Gian Maria Volontè, così come il successivo Giordano Bruno (1973), e L’Agnese va a morire (1976), unico film italiano sulla Resistenza con una donna – interpretata da Ingrid Thulin – come protagonista. Dopo il film tv Circuito chiuso (1978), dirige Il giocattolo (1979), protagonista Nino Manfredi, e nel 1982 lo sceneggiato Marco Polo, che vince l’Emmy Award per la miglior serie televisiva. Sempre con Burt Lancaster interprete dirige poi la pellicola drammatica Il giorno prima (1986). Autore della sceneggiatura della fiction Un’isola (1986), dirige poi Philippe Noiret, Rupert Everett e Stefania Sandrelli ne Gli occhiali d’oro (1987), nonché Nicolas Cage in Tempo di uccidere (1989). Negli ultimi anni si dedica anche alla regia di documentari – Ci sarà una volta (1992), Le stagioni dell’aquila (1997), L’oro di Cuba (2009) – e all’allestimento di opere liriche – Turandot (1983 e 1999), Il pipistrello (1984), Il trovatore (1990), Bohème (1994), Otello (1994), Il flauto magico (1995), Nabucco (1997), Un ballo in maschera (1998) – spingendosi a ritornare attore, ma solo per piccoli ruoli, come quello del procuratore capo ne Il lungo silenzio (1993) di Margarethe von Trotta, o quello del regista Franco Caspio ne Il caimano (2006) di Nanni Moretti.Onorato come Cavaliere di Gran Croce dall’ex Presidente della Repubblica Ciampi, nel 2007 riceve il David di Donatello alla carriera, tornando al cinema di finzione con I demoni di San Pietroburgo. È anche stato presidente di RAI Cinema e direttore di importanti rassegne e premi cinematografici. Ha di recente completato a Torino le riprese de L’industriale, attualmente in fase di postproduzione.

Regia: Giuliano Montaldo

Sceneggiatura: Paolo Serbandini, Monica Zapelli, Giuliano Montaldo

Fotografia: Arnaldo Catinari

Montaggio: Consuelo Catucci

Musica: Ennio Morricone

Interpreti: Miki Manojlovic, Carolina Crescentini, Roberto Herlitzka, Anita Caprioli, Filippo Timi

Produzione: Rai Cinema, Jean Vigo Italia

Durata: 118’ – Italia, col., 35mm, 2007

 

SINOSSI San Pietroburgo, 1860. Un attentato provoca la morte di un membro della famiglia imperiale. Pochi giorni dopo lo scrittore Fjodor Mikhajlovic Dostojevskij incontra Gusiev, un giovane ricoverato in un ospedale psichiatrico. Gusiev confessa di aver fatto parte del gruppo terroristico e rivela che i suoi compagni stanno preparando un piano per eliminare un altro parente dello Zar. Il giovane gli rivela anche l’indirizzo di Aleksandra, il loro capo. Dostojevskij deve trovarla e convincerla a fermare questo nuovo atto terroristico. Lo scrittore è sconvolto. Sta vivendo giorni terribili, pressato dai creditori, dall’imminente scadenza del termine di consegna di un nuovo libro, dai frequenti attacchi di epilessia. Di giorno, con l’aiuto di una giovane stenografa, Anna Grigorjevna, detta “Il giocatore”. Di notte continua l’affannosa ricerca del gruppo terroristico. “I vostri romanzi – gli dirà l’ispettore Pavlovic – sembrano scritti contro i rivoluzionari, ma in realtà sono più incendiari dei proclami terroristici”.