The Actors’ Studio – Karin Proia

The Actors’ Studio

L’atelier di pittura degli attori – Karin Proia

Nata a Latina il 14 Marzo 1974, fin da piccola prova grande attrazione per l’arte nelle sue diverse forme. Studia danza e si diploma giovanissima in teoria, solfeggio e dettato musicale al Conservatorio L. Refice di Frosinone: il suo strumento è il pianoforte. Consegue il diploma di Mae- stro d’Arte ed il diploma di Arte Applicata, presso l’Istituto Statale d’Arte J. Romani di Velletri (Roma), specializzandosi in Arte della ceramica. A diciannove anni si tra- sferisce a Roma e si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia (Dipartimento Musica e Spettacolo) dell’Università La Sapien- za, dove partecipa ad un corso di Psi- codramma con il prof. Ferruccio Di Cori. Contemporaneamente frequenta semi- nari di recitazione, dizione, movimento, canto, scherma teatrale e mimo. Debutta come attrice nel 1994 nello spettacolo Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller, diretta da Teodoro Cassano, accanto a Michele Placido, nei panni di Catherine. Al teatro si affiancano presto cinema e televisione, per i quali lavora in Italia e all’estero, diretta tra gli altri da Joseph Sargent, Dominique Othenin-Girard, Dennis Berry e accanto ad attori come Joe Mantegna, Emanuelle Seigner, Valeria Golino, Sergio Castellitto, Henry Cavill, Giancarlo Giannini, Burt Young, Armin Mueller-Stahl. Nel 2006 segue un corso di montaggio avid alla Digital Desk di Roma, e due anni dopo esordisce nella regia con il cortometraggio Farfallina, premiato in diversi Festival. Nel 2009 scrive ed inter- preta il cortometraggio Salomè – una storia (Premio Opera IMAIE 2009), diretto da Raffaele Buranelli, ricevendo il premio per la migliore interpretazione al Villanova in Corto 2010 e al Valdarno Cinema Fedic 2010. Dal 2008 al 2010 è tra i protagonisti della serie televisiva cult Boris, e conseguentemente nel cast di Boris-il film (2011). Nel 2011 apparirà anche nei tv-movie Area Paradiso, regia di Diego Abatantuono e Armando Trivellini, e ll nostro amico Walter, regia di Enzo Monteleone.

 

Karin Proia è ormai attrice nota ed apprezzata dal pubblico e dalla critica. La sua formazione artistica di Maestra d’Arte, specializzata in Ceramica, non l’ha però mai abbandonata, e continua ad esprimersi in una moltitudine di modi: fotogra- fia, musica, pittura, canto, ceramica, con un’urgenza ed un’immediatezza proprie dell’artista “genuino”. In questa selezione di suoi nudi femminili scelti in occasione del Valdarno Cinema Fedic 2011, possiamo vedere corpi femminili senza volto, se non addirittura senza testa, corpi che sono contemporaneamente finiti e non-finiti, sfondi neutri e sfondi più elaborati, con pentimenti, riprese, ripassi con diverse tecniche su di uno stesso dettaglio. I lunghi capelli e l’idealizzazione che carat- terizzano le sue donne denunciano un’indagine interiore che conosce momenti emozionanti e un’autoreferenzialità necessaria perché fatti senza modello davanti. I suoi lavori (tutti in tecnica mista, mai semplici olio o tempera) sono sempre finiti in breve tempo e risentono di questa freschezza, il tempo giusto per mettere a fuoco l’ispirazione e renderla quel tanto che basta; aleggia sempre un’aria di indefinito, o più esattamente di non-finito, che ci permette di seguire facilmente le fasi di sviluppo e di realizzazione dell’idea, entrando in intimo contatto con l’ispirazione dell’artista. Nel primo quadro di questa serie del 1992, qui esposto, è evidente una dispe- razione tale che, pur se imbrigliata e potenziata dai riferimenti – probabilmente inconsci – all’espressionismo di Edward Munch, non può non far pensare alla cor- relazione con eventi biografici. La prima urgente ispirazione poi si è allargata ed è diventata motivo artistico a sé stante: le prospettive multiple alla Escher, gli sfondi oro e astratti di memoria secessionista, i corpi modellati alla Hodler o da pin-up americana anni ’50 e motivi del tutto originali come il quadro in cui due donne costrette sul lato destro continuano e trovano sfogo sul lato sinistro, ci danno lo spessore del mondo figurativo che si agita nell’animo di Karin Proia. Negli ultimi lavori si respira una maggior varietà di sperimentazione formale, coloristica e tec- nica; la craquelure ceramica, lo spray color oro come sfondo, l’inserimento della matita al posto dell’iniziale penna e il cambio di tavolozza verso luminosi ed allegri colori pastello fanno pensare ad una parallela maturazione artistica e personale, in quella commistione tra arte e vita che solo gli artisti di cuore riescono a perpetrare.

Ferdinando Buranelli

storico dell’arte