La vocazione toscana della Fedic

Abbiamo incontrato Roberto Merlino, da due anni e mezzo Presidente della Fedic

Da quante volte vieni al Festival di Valdarno? Come è cresciuto nel corso degli anni?
Ormai ho perso il con-to, ma più o meno da vent’anni, quasi regolarmente, credo di aver saltato solo un paio di edizioni. Il festival è sempre stato ed è un punto di riferimento per i soci Fedic, quindi è anche un ritrovo di amici oltre che un momento importante dal punto di vista culturale e cinematografico. Nell’arco degli anni ha mantenuto un livello molto alto, anche se c’è stato un momento “pericoloso” quando è avvenuta la morte di Marino Borgogni, factotum e deus ex machina del Festival e poteva subire un contraccolpo notevole; invece si è formato un comitato di gestione veramente qualificato, capace, il quale ha mantenuto e cresciuto il livello qualitativo del Festival.

Qual è l’importanza di evento come il Valdarno Cinema Fedic per la Federazione?
Faccio prima una breve introduzione alla risposta: da Presidente ho rilevato una gestione ventennale e ho dovuto aggiustare tutta una serie di cose, non perché fosse sbagliato quello che c’era prima, ma perché per il mio modo di vedere bisognava dare altre indirizzi e altre impostazioni. Per cui è stato un lavoro enorme nei primi otto-dieci mesi: ora sto entrando gradualmente nella routine e devo dire che sta andando molto bene, grazie anche a come se vanno avanti tutta una serie di iniziative, di una delle principali, il nostro fiore all’occhiello, è proprio il Festival di San Giovanni Valdarno.

roberto merlino

Qual è secondo te l’effetto di un Festival sul territorio toscano?
Credo che la Toscana sia indiscutibilmente, per quanto riguardo la Fedic in particolare, la regione principale sia a livello di quantità di associati – soltanto il nostro Cineclub conta 94 soci, un’enormità se valutiamo la media italiana sui 12 iscritti – che a livello amministrativo: la Toscana è una delle due uniche regioni, insieme alla Lombardia ad avere una Consulta regionale, ottenibile solo dalle regioni con almeno cinque cineclub. Ma al di là della quantità di soci e di cineclub, è la quantità di eventi a contare: i più importanti Festival istituzionali, di rappresentanza dei circoli di cinema, avvengono qui; il Valdarno, appunto, e il Festival di Montecatini. Un’altra delle attività che perseguiamo è lo Stage Nazionale Fedic di Formazione e Approfondimento, un momento di aggregazione e di cultura, che dura cinque giorni, una volta l’anno, che avviene sempre in Toscana da tredici anni (possiamo anticipare quest’anno che la Tredicesima Edizione sarà incentrata sulla Sceneggiatura); ancora, qua abbiamo avuto la Festa del Cinema Corto; insomma, una lunga lista di eventi che hanno come punto di riferimento questa regione. Probabilmente anche perché la Fedic nasce qui, e geograficamente rappresenta un punto di incontro centrale tra Nord e Sud.

Quale evento aspetti di più all’interno di questa trentatreesima edizione?
A me interessa tutto; non ho figli e figliastri. Mi interessa sia l’autore più scalcinato sia quello più patinato: si impara da tutti, da tutti si prova un’emozione e da tutti si possono trarre motivi di riflessione. Non c’è un evento che aspetto con più interesse di un altro: infatti non voglio perdermi nemmeno un minuto delle proiezioni in programma!

Che prospettive prevedi per il futuro del Valdarno Cinema Fedic?
Quello che auspico è una partecipazione sempre più grande del pubblico ma soprattutto una partecipazione massiccia degli autori Fedic:, che possano trovare qui a San Giovanni Valdarno una famiglia di riferimento e una vetrina speciale, come succede già da questa edizione con la presenza di un critico d’eccellenza (Franco Piavoli) a completa disposizione dei nostri film. Spero che in futuro crescano queste agevolazioni e che i soci vengano sempre più numerosi con le loro famiglie.

Giulia Marras

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