Resoconto di sabato 14 maggio: giornata finale e premiazioni del Festival.

Siamo giunti dunque alla fine di questa ventinovesima edizione del Valdarno Cinema Fedic. Un’esperienza tanto stimolante quanto stancante, dove dal primo all’ultimo minuto non si fa altro che respirare Cinema. E soprattutto, l’amore per il cinema. Sarò più breve per quanto riguarda il resoconto della giornata di ieri, per lasciare un po’ più spazio alla premiazione.

La giornata, al solito, parte alle nove del mattino, e ad aspettarci c’è la Vetrina Fedic, questa volta con un unico film: Pisa, donne e leopardi di Roberto Merlino. Dopo ciò, l’appuntamento con lo Spazio Fedic, e a seguire, due documentari in concorso per il Premio Marzocco, proiettati in via eccezionale prima del pomeriggio. Mi riferisco a I racconti della Drina di Andrea Foschi e Marco Neri e a Cono d’ombra, tre giorni a Srebrenica di Andrea Laquidara. Il primo, è un viaggio in Bosnia Erzegovina, paese devastato dalla guerra: qui, viene messo in luce il lavoro delle donne, troppo spesso lasciate nell’ombra, che lottano per la ricostruzione del paese e per la loro emancipazione. In particolar modo ne veniamo a conoscere tre, ma loro sono migliaia e migliaia. Anche in Cono d’ombra, tre giorni a Srebrenica siamo sempre in Bosnia, più specificamente nella città di Srebrenica, che ci viene qui documentata attraverso riprese fatte nell’aprile 2010.

Si chiude temporaneamente il Masaccio: ci si rivede alle tre, con gli altri film in gara. Sulla strada di casa, lungometraggio scritto e diretto da Emiliano Corapi, che vanta nel cast Vinicio Marchioni, Claudia Pandolfi, Donatella Finocchiaro, Massimo Popolizio e  Daniele Liotti, è un film molto teso e coinvolgente, che narra la storia di un piccolo imprenditore ligure, che per far fronte ai problemi economici della sua azienda, si mette a lavorare per un’associazione criminale, per il trasporto di carichi illeciti. Prima della sua partenza, due uomini armati entrano in casa sua, minacciando la sua famiglia, dandogli l’ordine di portare a loro ciò che era destinato altrove. Lui, costretto a farlo per il bene della famiglia, parte per Reggio Calabria dove lo aspetta il carico, ed è da quel momento che la macchina del film accelera e la situazione si fa sempre più complicata e intrigante.

Passiamo poi alla visione dei documentari: il primo del pomeriggio è stato Quasi niente è cambiato di Elena Russo, sulla vecchia e sulla nuova Catania, sugli abusi edilizi commessi dalla Istica per renderla la “Milano del Sud”, sui suoi quartieri storici e le sue botteghe rese fatiscenti e costrette a chiudere.

Il secondo, Firenze 1944 di Massimo Becattini, lavoro basato sulla ricostruzione di materiale filmato all’epoca da Amedeo Gomez e Victor de Santis, che con un microfono clandestino avevano registrato anche la parte audio. Siamo nel luglio – agosto del ’44 e ci viene mostrata la Firenze in guerra, dalla tragedia alla ripresa (quantomeno nel centro) in settembre. Ma nella periferia, la guerra sussisteva. La città chiude poi le sue ore di angoscia quando la guerra si sposta verso Nord.

Non potevano mancare i corti. Insiemi Notturni, scritto e diretto da Chiara Battistini è un intrecciarsi di storie che coinvolge tre persone in cerca di una casa, che sul finire si ritrovano chiuse all’interno di un museo insieme ad altre persone, probabilmente nella loro stessa situazione. Un film ben interpretato e interessante sotto il profilo della regia. Divertente e al contempo un po’ amaro Sposerò Nichi Vendola di Andrea Costantino: la famiglia Amoruso, a causa della crisi, deve vendere la propria casa, intanto tra i familiari, c’è uno scontro politico. Il nonno è un nostalgico del Duce, la nonna sostiene di aver appena votato per Nichi Vendola, che l’ha fatta emozionare tantissimo con un suo discorso. Segue un litigio molto animato e la nonna si sente male. Come andrà a finire? Tiro a vuoto di Roberto Zazzara, girato in un finissimo bianco e nero, è una storia romana che coinvolge due ragazzi, in conflitto con altri tre, che rappresentano i bulli della situazione. L’oggetto dello scontro è rappresentato da un costoso motorino. L’amicizia, alla fine, trionferà comunque, anche su chi aveva sempre basato i suoi rapporti sull’odio e sulla prepotenza. Urka Burka è una storia che ha del grottesco, ma non del tutto inverosimile. Una donna completamente ricoperta da un burqa segue un uomo, che al principio si trova in metropolitana con una ragazza. La ragazza scende, mentre lui lo fa alla fermata successiva, seguito dalla donna col burqa. Da lì in poi, sarà perseguitato da questa. Chi si cela dietro il velo?

Si riaccendono le luci e comincia il consueto dibattito con gli autori presenti in sala. Ci rivediamo poi dopo le ventuno e trenta, per il momento più atteso: la premiazione.

Be’, c’è da dire che al Masaccio, in questi giorni, non c’era mai stata così tanta gente. Tra autori, registi, sceneggiatori, ospiti illustri, attori, figure istituzionali, giurati, cinefili e spettatori di passaggio, la sala era quasi o del tutto piena. Ed è un grande piacere vederla così riempita e colma di persone. I tecnici e i ragazzi dello staff lavorano duramente, corrono da una parte all’altra e far sì che tutto sia in ordine. Si aspetta che ogni poltroncina abbia il suo proprietario, ed ecco che la serata ha inizio. Viene proiettato uno spezzone di Boris, che subito si blocca. Si comincia bene, dice Francesco Calogero, direttore artistico e all’occorrenza Billy Crystal della situazione. Ma non è un problema rilevante: c’è Karin Proia seduta in prima fila, che può benissimo replicarci la clip dal vivo: ner cinema, ner teatro, naaa televisione… aaa devi da’! Da qui, sarà Karin ad aiutare Francesco nella lettura dei premiati.

Prima dei Premi della giuria “adulta”, è il momento della giuria giovani. Ecco… chi scrive era Presidente della giuria giovani. Ho dunque avuto l’onore di leggere il verbale, cercando di nascondere il più possibile il mio accento valdarnese. Noi della giuria giovani abbiamo assegnato una menzione speciale al divertentissimo corto Il Garibaldi senza barba di Nicola Piovensan. Poi, abbiamo premiato come miglior lungometraggio I giorni della vendemmia di Marco Righi; come miglior documentario Di tessuti e di altre storie di Teresa Paoli e infine abbiamo premiato Saturno di Benni Piazza tra i cortometraggi. È stato un grande piacere stringere la mano ai vari autori ed attori, prendersi i loro ringraziamenti, anche a fine serata. Siamo noi che ringraziamo loro.

Veniamo ora ad un’altra ricca carrellata di premi, aspettando il Marzocco. Il Premio “Banca del Valdarno” è andato a Lontano da noi di Silvano Tinelli, mentre il Premio ANPI è stato vinto da Firenze 1944 di Massimo Becattini. Le regine di Austis di Franco Fais ha vinto il Premio Fedic per il miglior film prodotto da un autore Fedic; Paola Rosà e Antonio Senter vincono il Premio Adriano Asti per la miglior opera prima con il loro documentario Il richiamo del Klondike.

Nuovo giro di Premi, col il Giglio d’argento. Vincono i film Cybertime di Giuseppe Leto, Il Garibaldi senza barba di Nicola Piovesan e I giorni della vendemmia di Marco Righi, quest’ultimo per il suo talento emergente e nonostante le piccole acerbità; così si è pronunciata la Giuria. Marco Sgorbati, direttore della fotografia in Insiemi Notturni, vince il Giglio d’argento per la miglior fotografia. Ritira il premio Chiara Battistini, la regista, che dice di aver contattato Sgorbati su Facebook per chiamarlo a lavorare al suo corto.

Marco D’Agostin, protagonista dei I giorni della vendemmia vince per la migliore interpretazione maschile. Il ragazzo parla al microfono della sua esperienza d’attore, dei suoi studi e del suo lavoro nel film di Marco Righi.

La celebre Francesca Inaudi viene premiata per la miglior interpretazione femminile nel cortometraggio Insula di Eric Alexander. L’attrice, tacco alto e capello ossigenato, parla ai microfoni del suo lavoro con simpatia, intervallando il tutto con sonore risate. Si sofferma in particolare sull’esperienza con Eric Alexander e su Noi credevamo di Mario Martone, che lei ritiene persona intelligentissima e profondamente umana, che le ha reso facile un’esperienza apparentemente ardua come può essere quella di recitare in un film storico sul Risorgimento. Dopo la lunga chiacchierata con Francesca, Francesco Giusiani ritira il Premio Amedeo Fabbri per il suo cortometraggio Innocenze Perdute.

Poi, all’unanimità, per via dell’altissima qualità dei documentari presenti in gara,  vincono ex aequo il Premio Luciano Becattini per il miglior documentario i film Il richiamo del Klondike di Paola Rosà e Antonio Senter e a I racconti della Drina di Andrea Foschi e Marco Neri. Il premio del Comune di San Giovanni Valdarno per il miglior lungometraggio viene assegnato, invece, a Sulla strada di casa di Emiliano Corapi.

Arriva dunque il momento nel quale i quattro vincitori delle diverse categorie concorrono per il Premio Marzocco. Ne vincerà soltanto uno. Come in tutte le occasioni di questo tipo, c’è una busta da aprire. L’incaricato per l’apertura della busta è spesso una persona speciale, e anche in questo caso non vien fatta eccezione. Ad aprire e a leggere il Verdetto Finale c’è il regista Alessandro di Robilant. Qualche chiacchiera per alzare la suspense e poi ecco che viene pronunciata la fatidica frase: and the winner is… Innocenze Perdute di Francesco Giusiani!! Piovono applausi. Il giovane regista ringrazia sentitamente, citando una frase che Pupi Avati gli aveva detto riguardo all’amore per il cinema. Il suo corto viene proiettato. Poi, brindisi e buffet finale.

Nella hall del Masaccio, ci sono gli spettatori, lo staff, gli autori, gli attori, i registi. Si beve, si mangia, si parla, si ride, si commenta. Mi ha fatto un sacco piacere intrattenermi fino a tarda serata, insieme ad alcuni amici della giuria giovani, con Marco Righi e Marco D’Agostin dei I Giorni della vendemmia, con i quali abbiamo parlato del loro film, di cinema, musica e di molto altro. Due ragazzi simpaticissimi, fin troppo umili, ai quali auguro tutta la fortuna possibile nel mondo della Settima Arte.

Il nostro appuntamento si conclude qui. Anche questo Fedic è andato e il prossimo anno compierà trent’anni. È stato un po’ faticoso ma anche gratificante e piacevole stilare questi resoconti, e colgo qui l’occasione per fare un paio di ringraziamenti. Ringrazio Daniele Corsi per avermi dato l’opportunità di fare questa esperienza, sia in giuria giovani che per il sito del Fedic, e per avermi ringraziato fin troppe volte per il mio (modesto) lavoro e per la mia presenza in questa manifestazione. Ringrazio tantissimo anche Chiara Ferretti, che oltre ad aver lavorato duramente e con risultati ottimi per il catalogo del Festival, si è occupata interamente del sito, ha corretto i miei errori e soprattutto ha fatto sì che quest’ultimo resoconto avesse un senso. Perché è stato grazie al suo aggiornamento in tempo reale delle pagine ufficiali Facebook e Twitter del Fedic che ho potuto ricordare tutti i premi assegnati e scrivere questo pezzo. Un grazie anche a Francesco Calogero per i suggerimenti che mi ha dato per la scrittura di questi articoli. E anche per questo festival, naturalmente.

Ciao a tutti, all’anno prossimo.

a cura di Marco Renzi

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